07 Apr La Colonia marina della Federazione fascista novarese #04
Il piano finanziario per la costruzione della nuova colonia prevedeva un esborso di circa due milioni di lire.
Per l’acquisto del terreno e l’avvio dei lavori fu utilizzato un fondo di 360.000 lire raccolto in occasione delle nozze tra Umberto II di Savoia e Maria di Piemonte. In seguito giunsero i contributi di vari enti, pubblici e privati: Provincia e Comune di Novara, categorie professionali (industriali, commercianti ecc.), sindacati, Banca Popolare, Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde e infine l’Ente Opere Assistenziali.
I privati cittadini concorsero invece tramite l’iniziativa del “letto intestato”, ovvero ogni cinquemila lire veniva intestato un lettino della colonia in memoria di un defunto.
Tutto l’iter che ne seguì fu abbastanza celere: il 17 febbraio 1934 si stipulò l’atto di compravendita dei terreni; appena una settimana dopo, a seguito di licitazione, fu assegnato l’appalto alla ditta “Comm. Ettore Benini” di Forlì, la quale si impegnò a portare a termine l’opera in 150 giorni.
La ditta Benini tuttavia realizzò solamente le parti murarie, perché gli arredi ed i vari materiali (metalli, infissi, vetri, marmi, ecc.) furono forniti perlopiù da aziende piemontesi.
L’impresa forlivese era la stessa che due anni prima aveva realizzato il Palazzo delle Poste di Forlì. Specializzata nell’uso del cemento armato, vantava centinaia di operai ed era una delle maggiori nella nazione: per questo la Federazione novarese la scelse, per realizzare in tempi record una struttura adatta ad ospitare fino a mille bambini.
Il 3 marzo «tra la brulla arida terra sorgeva il cantiere per la costruzione della colonia».
Nella foto il terreno prescelto per l’elevazione della Novarese a monte della litoranea (immagine scattata dalla Colonia Bolognese)
Fonti: Atti del Podestà 1934, Archivio di Stato di Rimini; “La colonia marina di Rimini della Federazione dei Fasci di Novara”, in Natura (n. 9/1934)