RESTIAMO UMANI? - Il Palloncino Rosso
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RESTIAMO UMANI?

RESTIAMO UMANI?

“Restiamo umani”, si usa dire citando il giornalista Vittorio Arrigoni, evocando l’umanità come reazione all’odio bellico, alle violenze fisiche, a quelle verbali e persino a quelle da tastiera.
Siamo fermamente convinti che quella “umanità”, primitiva e naturale forma di difesa contro le barbarie, trovi senso nella socialità, in quella che Ludwig Feuerbach definiva la “essenza sociale dell’uomo” che si sviluppa nella relazione.
Sapete che amiamo le provocazioni (a fin di bene, sia chiaro!) e spesso ci definite – facendoci un complimento bellissimo – “visionari”; pertanto da visionari provocatori proviamo a dar seguito alla lettera aperta indirizzata ieri al Sindaco di Bologna Virginio Merola (ma anche al Comune di Rimini, alla Regione Emilia Romagna e, last but not least, alla Curatela Fallimentare CMV).
Lo facciamo con quella che potrebbe apparire una “acrobazia” dialettica, ma che secondo noi non lo è affatto: saldare la proposta indecente (?) che abbiamo rivolto ieri a Merola con qualche riflessione sulla recente pandemia e più in particolare sulle sue ricadute.
Una delle chiavi di lettura della crisi originata dal Covid-19 è che società (che si credevano) evolute hanno scoperto quasi d’un tratto – nonostante i moniti di qualche Cassandra rimasta inascoltata – di aver sguarnito di ogni difesa i sistemi di sicurezza sociale costruiti nei decenni passati. Lo Stato sociale – spesso rappresentato come macchina inefficiente e pletorica – è stato in larga parte decostruito e a monte di quell’opera di demolizione c’è una deriva individualista, una dimensione privatistica spacciata per libertà, un’esaltazione tutta ideologica della sola democrazia possibile, quella fondata sulla delega come unica forma di partecipazione alla gestione della cosa pubblica.
La manifestazione più acuta di questa crisi ha riguardato la sanità, abbandonata a logiche di mercato, ma come sappiamo ha investito anche la scuola evidenziando, in epoca di lockdown “duro e puro”, che i nostri figli non hanno avuto alternative ad una socialità di plastica, quella digitale, che sviluppa relazioni tramite piattaforme e a lungo termine induce forme di alienazione emotiva.
Non si discute qui se tutto questo sia un male necessario e nemmeno se questo male necessario potesse essere prevenuto o in qualche modo mitigato ricorrendo a diverse politiche di gestione del rischio sanitario. Si discute semmai di un lascito della crisi, ossia dell’esigenza di preservare i diritti il cui esercizio impatta sulle relazioni, sulla socialità, sul benessere sociale.
Se così è , crediamo sia essenziale immaginare un nuovo modello di relazioni tra cittadini ed Istituzioni (a tutti i livelli) che considera la “delega” ai rappresentanti eletti nelle sedi istituzionali come una delle forme della partecipazione (forse nemmeno quella più importante), recuperando il senso di un agire collettivo.
Stiamo parlando di qualcosa di molto diverso dall’interventismo statale fine a se stesso, stiamo parlando di una relazione critica tra cittadino e Istituzioni il cui fine ultimo sia la protezione dei diritti della sfera sociale e lo sviluppo di modelli di benessere sociale che vedano Istituzioni pubbliche e iniziativa privata progettare azioni collaborative a beneficio delle comunità, nel rispetto del principio costituzionale di sussidiarietà “circolare”.
Ed ecco la saldatura con la nostra proposta al Comune di Bologna (e non solo).
A Rimini c’è una Colonia dismessa ma meravigliosa, c’è una Curatela fallimentare che sta collocandola sul mercato, ci sono Enti territoriali che affermano (e noi gli crediamo) di volersi occupare dei diritti dei più deboli e ci sono organizzazioni collettive da anni dedite a prassi di rigenerazione urbana partecipata.
Mettiamo tutto insieme e restiamo umani?
Luca Zamagni
Presidente Associazione “Il Palloncino Rosso”