14 Lug Le colonie marine di Rimini: Marebello #01
In questo articolo cerchiamo di contestualizzare il fenomeno delle colonie marine, ancora presenti sul nostro litorale (sull’intera costa emiliano-romagnola ne sono state censite circa 250). Durante la Seconda Guerra mondiale molte di esse erano state danneggiate anche seriamente, alcune perfino distrutte e non tutte avevano ripreso la loro attività assistenziale una volta cessate le ostilità. L’unico tratto comune era costituito dalla perdita della loro funzione ideologica e di indottrinamento tipica del ventennio fascista, anche se una certa disciplina vigeva ancora qua e là. Bisogna considerare inoltre che progressivamente le condizioni socio-economiche delle famiglie italiane andavano migliorando e che talune malattie dell’infanzia erano scomparse o comunque sotto controllo, pertanto le colonie assomigliavano sempre più a centri ricreativi.
Un fenomeno tipico degli anni ’50-’60 era quello delle colonie dei grandi gruppi industriali (Fiat, Enel, Sip, Agip, ecc.) per i figli dei propri dipendenti, e di enti e istituzioni religiose; ma cominciavano a spuntare anche piccole strutture gestite a scopo di lucro, più simili a “pensioni” o case vacanza. Ad esempio sul territorio riminese venivano inaugurate le colonie dell’Enel (1949) e Stella Maris (1952) tra Rivazzurra e Marebello, e le due note come Sacro Volto (1949-1951) a Miramare.
Nel 1950 in particolare l’Associazione Industriali di Bologna, che l’anno precedente aveva preso in gestione la Sol et Salus di Torre Pedrera, «nel quadro generale di un programma di ampliamento e di perfezionamento di tutte le iniziative assistenziali» aveva trasferito la propria colonia nella struttura già del Patronato Scolastico (1926): «un edificio luminoso ed accogliente situato in primissima linea e dotato di una vasta spiaggia riservata, attraverso 4 turni di 23 giorni ciascuno» aveva ospitato ben 1258 bimbi. Era talmente ben organizzata che il Provveditore agli studi aveva concesso la possibilità a chi doveva sostenere esami durante il soggiorno al mare, di poterlo fare in colonia.
Già nel 1952 tuttavia erano emerse le prime difficoltà a soddisfare tutte le richieste avanzate dalle varie ditte che si servivano dell’Associazione per mandare i propri figli al mare, pertanto l’anno seguente si era reso necessario un nuovo trasferimento: a poche centinaia di metri, sempre a Marebello, sorgeva la ex Colonia Forlivese (già Arnaldo Mussolini, 1930), allora di proprietà della Gioventù Italiana e ancora dismessa. Il complesso era al tempo uno dei più imponenti, dotato di una capienza potenziale di oltre 600 posti ma «in condizione di estremo deperimento a causa dei danni bellici e della prolungata mancanza di lavori di manutenzione». Gli Industriali si erano accordati con la proprietà per dividersi le spese di ripristino non comprese nei progetti di recupero dei danni di guerra, mentre per quanto riguardava la futura gestione alla Gioventù Italiana spettava l’appalto per i servizi di vettovagliamento e pulizia.
Il 16 giugno 1953 avveniva l’inaugurazione: i turni potevano scendere a 3 perché la durata saliva a 28 giorni, 1643 i bambini accolti di cui circa la metà figli di disoccupati.
(Notizie storiche e immagini tratte da: L’industria a Bologna (1976) e Assistenza nell’anno 1953 a cura Ass. Industriali di Bologna. Si ringraziano: Biblioteca Universitaria e l’Istituto Parri (Bologna); Biblioteca Gambalunga (Rimini)
Nella foto di copertina: la Colonia degli Industriali nella sede già del Patronato Scolastico a Marebello (1950-1952))