La Colonia marina della Federazione fascista novarese #02 - Il Palloncino Rosso
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La Colonia marina della Federazione fascista novarese #02

La Colonia marina della Federazione fascista novarese #02

 

Nel novembre 1933 il Municipio riminese trasferì alla Federazione fascista di Novara due lotti di arenile, per complessivi 3.000 mq. Situati in località Miramare e confinanti con Viale Principe di Piemonte, vennero ceduti a titolo gratuito, a patto che la stessa Federazione si impegnasse ad acquistare un altro terreno – contiguo e a monte dell’arenile – con la specifica destinazione «ad uso della costruenda Colonia Marina Provinciale di Novara».
La domanda per l’autorizzazione a costruire la colonia venne presentata il 12 dicembre 1933.

Il 10 gennaio 1934 l’Ente Opere Assistenziali di Novara approvò dunque la proposta del Segretario federale De Collibus: in quella occasione Giuseppe Peverelli, che aveva redatto il progetto di massima, lo perfezionò e lo donò all’Ente.

Peverelli (1893-1969), laureato in ingegneria e assistente al Politecnico di Torino, era conosciuto soprattutto per i suoi incarichi nell’industria e in politica.
La sua famiglia aveva un’impresa estrattiva ad Alzo (cave di granito sul Lago d’Orta) e questo gli consentì di diventare Presidente della Federazione nazionale del marmo, materiale al tempo molto impiegato nell’architettura razionalista (es. Casa del Fascio di Como).
Fu anche politico: prima locale, come Preside della Provincia di Novara (dal novembre 1933); poi nazionale, quando diventò Ministro delle Comunicazioni nell’ultima fase del governo Mussolini (luglio 1943) e poi sempre con lui nella Repubblica Sociale.
Come progettista firmò diverse opere pubbliche: negli stessi anni della Novarese, ad esempio, progettò la Casa del Fascio di Novara (che però fu realizzata da altri) e il Sanatorio antitubercolare di Agrano (iniziato nel 1935 ma mai terminato).
Peverelli fu essenzialmente l’ideatore della Novarese, non l’artefice tecnico, visti i suoi numerosi impegni: a dirigere il cantiere fu infatti l’ingegnere cuneese Giuseppe Gros.

 

Fonti: Italia giovane, febbraio 1934; Atti del Podestà, Archivio di Stato di Rimini, 1933-34; Il Sanatorio antitubercolare di Agrano, un’occasione mancata, di Paolo Volorio (2018)