16 Mag La Colonia marina della Federazione fascista novarese #18
Tra le testimonianze emerse di chi frequentò la Novarese vi è quella di Laura Fortis, una delle bimbe ospiti nella struttura di Miramare negli anni 1936-38. Ecco qualche stralcio:
«Era un’opera d’arte, meravigliosa in tutto» racconta Laura sulle colonne del Corriere di Novara.
«Ogni estate ricordo che noi, bimbi novaresi, partivamo in divisa con un treno speciale diretti a Miramare. Avevamo uno zaino sulle spalle contenete la biancheria e le indispensabili “scarpe bianche” che, giunti in colonia, eravamo tenuti a indossare. Durante il tragitto in treno alcuni medici passavano a controllarci uno ad uno: si dovevano accertare che tutti fossimo sani e in ordine, che nessuno avesse i pidocchi, o qualche malattia […] I bambini a cui erano stati trovati per esempio dei pidocchi venivano immediatamente separati dagli altri e rasati completamente e questo valeva sia per i maschi che per le femmine. Gli altri invece, condotti nelle apposite stanze, si toglievano la divisa con la quale erano arrivati […] A quel punto tutto veniva sistemato dalle persone responsabili che ci consegnavano il “pagliaccetto” (bianco e rosa per le femmine, bianco e azzurro per i maschi) l’abito che avremmo indossato per l’intero mese».
Un altro ricordo riguarda le visite dei genitori: «Io non ne ho mai visti, può darsi, ma in tal caso non influenzavano le nostre attività né occupavano i nostri spazi. A me non è mai capitato che venissero e trovarmi, ma credo di essere stata “beneficiata”. Capitò infatti un giorno che mi chiamarono in Direzione. Mi presentai e vidi il Duce che era in visita privata; passando mi chiese come mi chiamassi. Il motivo per cui mi fecero andare in Direzione non era comunque la visita del Duce: ero stata chiamata perché Luigi Angiolini, venuto a Miramare, aveva voluto portare a me e ad altri due compagni una torta che ricordo tutt’oggi nei particolari. Era di mandorle e rotonda, con disegnata la “Torre degli Asinelli”».
Già, proprio così, la Torre degli Asinelli: forse quel parente si era fermato a Bologna durante il viaggio.
E l’intervista si conclude con questa immagine, alla quale siamo molto sensibili: «Non potete immaginare quanto fosse bella…è assurdo che oggi la si sia potuta lasciar scivolare nell’abbandono e nel degrado più totali».
Immagini: F.lli Lavatelli, Novara (seconda metà anni ’30)
Fonte: Corriere di Novara, 26 luglio 2001